Biodiversi by Carlo Petrini & Stefano Mancuso

Biodiversi by Carlo Petrini & Stefano Mancuso

autore:Carlo Petrini & Stefano Mancuso [Petrini, Carlo & Mancuso, Stefano]
La lingua: ita
Format: epub, azw3
editore: Giunti
pubblicato: 2015-05-28T22:00:00+00:00


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BIODIVERSITÀ: UNA VERA ECOLOGIA DELLA VITA

SM – Lasciamo da parte il cibo spazzatura e osserviamo con attenzione le nostre abitudini alimentari. Salta agli occhi un dato allarmante: l’alimentazione odierna tende a far scomparire la biodiversità. Oggi noi sappiamo che – vado a occhio, ma sono numeri più o meno esatti – delle decine di migliaia di specie vegetali commestibili presenti in natura e studiate finora, quelle che, da sole, soddisfano il 95 per cento del fabbisogno calorico mondiale sono una trentina. Tra queste, il grano, il riso e il mais forniscono più del 60 per cento delle calorie che consumiamo. Il 60 per cento delle calorie che il mondo consuma proviene da sole tre piante. Tre specie soltanto. È un numero incredibilmente basso. E lo è ancor di più se si pensa che è in costante diminuzione. Nei secoli passati la quantità di specie vegetali consumate era molto più alta, nonostante si fosse esposti a un numero di specie decisamente inferiore. Ad esempio, in Europa non era ancora arrivata la maggior parte di quelle esotiche provenienti dall’esplorazione coloniale. E se andiamo ancora più indietro nel tempo, ci accorgiamo che il consumo di specie era ancora più elevato. Nel Neolitico il consumo di piante (le più svariate) era straordinariamente alto rispetto ai nostri standard. Una delle poche tribù ancora esistenti di cacciatori-raccoglitori, i Kung San del Kalahari, raccolgono e consumano con regolarità almeno ottanta differenti specie vegetali. E molte di più le usano a scopi curativi.

Dunque, siamo di fronte a una riduzione costante della biodiversità di ciò che mangiamo. Ma cosa vuol dire ridurre la biodiversità, in termini pratici? Vuol dire, semplicemente, che ci stiamo esponendo a rischi inutili. Rischi che più volte, anche nella storia recente dell’umanità, hanno provocato enormi disastri. Prendiamo ad esempio la distruzione portata dalla peronospora in Irlanda fra il 1845 e il 1849. Quel paese affidava la sua nutrizione a una sola specie: la patata. Anzi, per essere precisi, a pochissime varietà di patate. L’arrivo della peronospora distrusse in pochi anni la quasi totalità dei raccolti. I racconti dei testimoni sono raccapriccianti: le persone morivano agli angoli delle strade; come nelle epidemie di peste, non si faceva in tempo a dare degna sepoltura all’esorbitante numero di cadaveri. Masse enormi di persone si riversarono verso le colonie del Canada e degli Stati Uniti portando con sé numerose malattie derivanti dalla denutrizione e provocando epidemie nei luoghi di destinazione.

Noi oggi stiamo commettendo lo stesso errore. Negli Stati Uniti – ma la situazione è analoga in Europa – all’inizio del Novecento si contavano oltre settemila varietà di mele coltivate e più di duemila varietà di pere: al momento due varietà di pere da sole costituiscono il 96 per cento del mercato. O le patate, che si stima siano nel mondo diverse migliaia di varietà: di queste, oggi, soltanto quattro sono coltivate per scopi commerciali. È una situazione molto pericolosa. Affidare la nostra alimentazione a un numero estremamente limitato di genotipi ci lascia alla mercé delle patologie vegetali. Una qualunque



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